Omega 3 Peritonite
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La peritonite è un processo infiammatorio, acuto o cronico, del peritoneo, la membrana che riveste la cavità addominale e diversi organi in essa contenuti.
Peritonite acuta
La diagnosi di peritonite acuta si effettua seguendo due vie:
- Riconoscerla direttamente
- Scoprirne la causa al fine di orientare l’intervento chirurgico.
La diagnosi di peritonite acuta è generalmente facile, perché essa ha sintomi inequivocabili:
- Segni funzionali: caratterizzati da dolore costante e vomito (incostante).
- Segni generali: l’ispezione rettale provoca grande dolore
- Segni fisici: contrattura della parete addominale che impone un intervento d’urgenza (il cosiddetto addome acuto).
Pritonite batterica spontanea
La peritonite batterica spontanea è l’infezione, senza cause evidenti, del liquido ascitico ed è causata da batteri come l’Escherichia coli, lo Streptococcus pneumoniae ecc.
Essa si manifesta con febbre, malessere e insufficienza epatica e ascite. Per effettuarne la diagnosi bisogna fare, per prima cosa, un’analisi del liquido ascitico, dopodiché il medico prescriverà il trattamento farmacologico, che prevede Cefotaxime o altri antibiotici simili. La peritonite batterica spontanea è molto diffusa nella cirrosi ascitica, soprattutto, fra gli alcolisti.
Questa infezione può essere molto grave, tanto che può provocare morte.
Peritonite Stercoracea
La peritonite stercoracea è dovuta alla perforazione di un viscere cavo ad elevato contenuto batterico (colon), ed è una forma molto grave a causa del veloce spandimento del contenuto viscerale settico. I sintomi di questa malattia sono:
- Dolore: è il segno più precoce, che si diffonde diventando continuo e violento
- Chiusura dell’alvo a gas e feci
- Vomito
- Contrattura della parete addominale
- Tachicardia
- Tachipnea
- Sudorazione
- Disidratazione
- Febbe
Peritonite nel cane e nel gatto
La peritonite è una malattia che può colpire non solo gli umani ma anche i cani e i gatti, e, se non curata in tempo, è letale.
La sue cause possono essere diverse, come la perforazione dell’intestino o dello stomaco, che può essere dovuta al fatto che l’animale può aver mangiato un pezzo di ferro, o ad una pancreatite, una gravissima infiammazione del pancreas, può anche essere dovuta ad una ferita profonda o alla rottura della vescica.
In questo caso, l’animale presenterà febbre, dolore fortissimo e talvolta vomito.
Peritonite infettiva felina (FIP)
La FIP è una malattia infettiva che può condurre alla morte. La peritonite infettiva felina o FIP è una malattia molto grave provocata da un virus solitamente innocuo che va a complicarsi e peggiorare fatalmente, il coronavirus felino.
Il coronavirus felino è, infatti, molto comune nei gatti e solitamente non è contagioso e non causa alcun problema serio, se non una lieve diarrea, e guarisce spontaneamente. Il virus, però, può subire una mutazione nell’organismo del gatto infetto e causare, quindi, la FIP, che si diffonde oltre l’intestino invadendo gli organi interni e danneggiandoli.
La forma mutata di questo virus, però, non è contagiosa e danneggia solo il gatto che ne è affetto, mentre la forma non mutata è contagiosa, e la si prende con il contatto di urine e feci infetti. Secondo le stime, ad essere contagiati sarebbero il 25- 40% dei gatti domestici, e le percentuali aumentano ad un 80-100% nei gatti che convivono in gruppo, in colonie e nei centri di recupero.
Omega 3 peritonite: prevenire l’infiammazione con gli acidi grassi
Gli Omega 3 sono acidi grassi polinsaturi che danno tantissimi benefici a tutto il nostro organismo, a partire dai problemi di origine cardiovascolare, quelli ossei, polmonari ecc, e sono di grande aiuto nel combattere l’infiammazione e possono aiutare anche nel prevenire malattie d’urgenza come la peritonite.
Gli Omega 3 sono contenuti nei pesci grassi, come il salmone, le alici, lo sgombro ecc (in cui abbondano DHA ed EPA, i più antinfiammatori) e, in minima parte, nei vegetali come spinaci, mandorle, semi di chia ecc. (Omega 3 ALA, che si possono scindere in EPA e DHA ma solo al 10%).
Per assicurarci di combattere la carenza naturale di Omega 3 che abbiamo, per colpa della dieta occidentale che non li contiene a sufficienza, oltre al consumo di pesce, di cui si consigliano almeno 2/3 porzioni a settimana, è meglio integrare con integratori Omega 3, perché perfettamente in dose per il nostro fabbisogno.
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